Intanto chiariamo subito cosa s’intende per dipendenze.
Molti quando pensano alla dipendenza considerano quella da sostanze stupefacenti ma questa riguarda solo una piccola percentuale di persone.
Dipendenza è non riuscire a stare più di 1 minuto senza controllare il proprio smart-phone.
Dipendenza è consultare continuamente i propri social.
Dipendenza è fumare e non riuscire a smettere anche quando il nostro corpo invia segnali evidenti di disturbo.
Dipendenza è non trovare altro modo di divertirsi la sera con gli amici se non bevendo.
Dipendenza è approfittare di ogni momento libero da impegni per fare un video-gioco.
Dipendenza è giocare d’azzardo perdendo tutti i propri soldi.
Dipendenza è continuare a stare con una persona anche se fa star male.
Dipendenza è non riuscire a smettere di guardare una serie televisiva dietro l’altra.
Dipendenza è…..
La lista potrebbe continuare ancora. Essere dipendenti da qualcosa, da qualcuno, da un’abitudine o una routine è molto più comune di quanto si pensi. Spesso ci si trova sopraffatti dalla vita di tutti i giorni: impegni pressanti, lavoro stressante, relazioni mal sopportate e non c’è tempo, la forza o il coraggio di fermarsi, guardarsi dentro trovare soluzioni o strade diverse. E’ più facile accendersi una sigaretta, prendere una profonda boccata di fumo e lasciare che la sensazione di relax (tossico purtroppo) ci faccia andare avanti ancora per un po.’ Oppure postare un selfie e dire al mondo che va tutto bene perché l’importante è pensare positivo anche quando positivo non è.
Tutti noi aspiriamo alla felicità ma cosa facciamo realmente per conquistarla. Non basta barcamenarsi nelle nostra quotidianità.
Prenditi qualche secondo per te…te lo meriti…guardati allo specchio e chiediti? Sono veramente, profondamente felice? Perché devo imbottirmi di giochi per non pensare o di dolci o di pornografia o…che cosa non va? A cosa non devo pensare?
Perché devo ricorrere all’alcool o al fumo per rilassarmi o per sentirmi più concentrato o sicuro di me?
Prendere coscienza è già un passo molto importante. Lo so, fa paura, ci sono cose a cui è meglio non pensare. E’ come avere una pentola a pressione, guai ad aprirla mentre bolle.
Eppure primo o poi questo lavoro va fatto perché mentre lasci che la vita scorra la pentola continua a bollire: la tua insoddisfazione continua a crescere, ti governa, ti sovrasta e il tuo corpo, il tuo cervello, la tua integrità ne fa le spese.
Certo, lo so, da soli a volte è difficile, il counseling ti tende una mano per aiutarti a diventare più consapevole.
Attraverso i colloqui, verrai condotto con rispetto e gentilezza ad esplorare quelli che sono i tuoi valori, le tue potenzialità, le tue motivazioni profonde che determineranno il tuo cambiamento. Sarai tu stesso che, pian piano, scoprirai cosa puoi fare, quanta strada senti di poter percorrere e quanto andare lontano. Ritroverai le tue forze che non pensavi di avere, il tuo coraggio, la tua determinazione, molto più forte di quanto possa immaginare.
E’ come una macchina che va sempre in prima, al massimo in seconda. Finisce per pensare di avere soltanto quelle due marce e di non poter fare di più. Mi è successo molte volte nella mia esperienza di colloqui con varie persona di arrivare ad un momento in cui è come se si accendesse una luce. La persona scopre che ha molte marce in più e che può usarle. Gli occhi si illuminano ed un’espressione di gioia, di forza e di determinazione le si dipinge nel volto. E’ il momento più magico ed affascinante della mia professione: è come essere testimoni di una nuova rinascita.
Anche a te può succedere, anche tu hai tutte le marce che ti servono devi solo riscoprirle, rispolverarle un po’.
A volte il nodo non sta nel cambiare ma nel volerlo realmente. Ci si può trovare in quella che viene chiamata ambivalenza. Da una parte si vorrebbe cambiare, dall’altra ci sono delle cose che non si vogliono lasciare. E’ una posizione molto scomoda: se pensi di aver deciso e di voler percorrere una strada subito arrivano alla tua mente argomenti per restare li dove sei, se ti arrendi nella tua mente resta la tristezza per non aver provato. Si può restare in questo stato per anni.
Con il counseling si riesce ad esplorare l’ambivalenza e a trovare la strada per realizzare un cambiamento duraturo. Spesso il semplice parlare chiarisce le proprie posizioni se poi chi ascolta sa scegliere e valorizzare le buone ragioni verso il cambiamento e le sa riproporre nel modo giusto allora sarà molto più semplice poter scegliere.
Per avere un’idea di come si svolge un colloquio di counseling motivazionale puoi guardare il video realizzato dal dott. Guelfi. https://www.youtube.com/watch?v=oOJj2p64CAo
Nella prima parte del video si vede un approccio oppositivo che non porta da nessuna parte mentre nella seconda parte, si vede come una persona ascoltata e compresa trova in se le risorse per cambiare.